Si racconta che un giorno,all'ombra degli ulivi dell'antica masseria di famiglia, donna Bimbi si dedicasse alla lettura di alcuni fogli ingialliti,trovati per caso in un vecchio cassettone. Erano scritti di pugno da una sua bisavola e narravano di una ricetta speciale:rosolio di foglie d'ulivo. Fu cosi' che donna Bimbi scoprì.
I segreti di questo squisito liquore e l'affascinante storia del suo nome Rosolio non deriva,come lei aveva sempre creduto,dalle rose ma dal latino Ros Solis ovvero:"le lacrime di sole,che imperlano le foglie la frutta e le bacche al mattino presto". E così ancora oggi, in quella stessa masseria, da quegli stessi olivi centenari, non trattati, si continuano a raccogliere gli ingredienti di questo infuso, in quei pochi, Segreti giorni nei quali il risultato è perfetto.
Da sempre il mirto, "macchia mediterranea" per eccellenza, è stato impiegato in Puglia per le sue proprietà aromatiche (le bacche per il rosolio e le foglie per le olive in salamoia).
Quella pianta che in dialetto chiamiamo "mortedda" era certamente nota nell'antica Grecia come simbolo di gioventù e di amore. Ed ancora oggi in Inghilterra è per questo il fiore degli sposi.
La pianta,presente in tutto il Sud, è stata cantata da Orazio a Goethe ed è un ottimo balsamico, digestivo e tonico.
Una simpatica ricetta: fate bollire 600 ml di latte intero, lasciatelo raffreddare, unite 300 gr di zucchero, 300 ml di alcool, 125 ml di panna ed un bicchiere di rosolio di mirto.
Letteralmente, in greco, amaro…e quindi stimolatore dell'appetito è presente nel vermouth che è poi il nome tedesco dell'assenzio.
Strofinato sulla pelle, per suscitare amore, "amaro in bocca, dolce al cuore", tiene lontani molti animali, comprese le zanzare.
Si usano le foglie e le sommità dei fiori.
A cavallo del 1900 è stata una bevanda molto in voga e musa ispiratrice, "la fata verde" dei poeti maledetti
Si narra che Giovanni Battista si nutrisse nel deserto di carrube, perciò il carrubo viene chiamato nel Nord Europa: "albero del pane di San Giovanni".
I "pistazzi", in dialetto pugliese, contengono questo durissimo seme (attenti ai denti!) che pesa invariabilmente 0,2 gr usato per valutare pietre preziose ed oro (carato, dall'arabo "quirat", carruba).
Nutriente (oltre il 50% di zuccheri) ed astringente. Profumatissimo.
Simbolo di forza, in greco "ma'ratron" perché cresceva vicino a Maratona, veniva dato ai gladiatori e li incoronava.
Aumenta la produzione del latte nelle neo-mamme, e nel vino era ritenuto afrodisiaco anche se lo"infinocchiava", cioè ne mascherava i difetti.
Ottimo come digestivo.
Per informazione scrivici, ti risponderemo nel più breve tempo possibile